L’inglese è una lingua molto semplice, che ha poche eccezioni, semplici da comprendere.

E se hai già acquisito una buona conoscenza della lingua, magari con il nostro corso Memolingue dedicato all’inglese, potresti essere tentato dal non leggere questo articolo, magari perché ti sembra fin troppo semplice, ma non è così: gli errori grammaticali in inglese sono più frequenti di quel che credi e spesso sono i nativi stessi a commettere errori grossolani e a fare una pessima figura 🙂

Senza contare che una mail scritta senza errori, ha tutto un altro valore rispetto a quella scritta da chi ha una conoscenza superficiale della grammatica inglese.

In base alla mia esperienza, posso dire con certezza che alcuni errori sono più frequenti di altri. E per evitare che tu li faccia (o li ripeta), ho pensato bene di raccoglierli in questo articolo.

1. Your/you’re

Il primo è un aggettivo possessivo, il secondo è una contrazione di “you are”. In italiano, il primo si tradurrebbe con “tuo” o “tuoi”, il secondo come “tu sei” o “voi siete”.

2. Its/it’s

Caso uguale al precedente, ma con pronome di terza persona. “Its” è un aggettivo possessivo, mentre “it’s” è una voce del verbo “to be”, ovvero “essere”.

3. Then o than?

Non si tratta propriamente di omofonia, ma la pronuncia dei due termini è comunque molto simile, il che può indurre chi ha una scarsa conoscenza della grammatica a fare confusione e usare l’una piuttosto dell’altra, ma in realtà “then” si traduce con “poi”, mentre “than” viene posto tra due termini paragonati tra loro.

4. Informations o information?

Non tutti sanno che “information” è un nome non numerabile, quindi il suo plurale, in inglese, non esiste. Effettivamente, anche se in italiano distinguiamo tra una forma singolare e una plurale della parola “informazione”, è raro quanto insolito chiedere “due o tre informazioni”, non trovi?

5. Classic o classical?

Entrambe le parole sono corrette in inglese, ma hanno significati diversi e spesso si tende a usarne una piuttosto che un’altra pensando che siano equivalenti, ma non è così: se con “classic” intendiamo indicare ciò che è legato alla tradizione, infatti, con “classical” ci riferiamo alla musica, per esempio, o ad altre forme d’arte (parlando di chitarra classica diremo classical guitar)

6. Paragoni incompleti

Esempio: “my car is faster”, ossia “la mia auto è più veloce”.

Di cosa?

Paragonare significa mettere a confronto un termine con un altro. L’inglese è una lingua molto precisa, quindi assicurati di chiarire cosa sia l’altro, altrimenti sarà impossibile, per chi ti ascolta, capire a cosa ti riferisci.

7. Do’s and don’ts

Questa espressione si può tradurre con “cosa fare e cosa non fare”, ma non è sul suo significato in italiano che si trovano difficoltà, quanto sull’ortografia. Scrivere “don’ts” piuttosto che “dont’s” sembra strano agli stessi nativi, ma è così che si scrive.

Attenzione all’inglese americano, comunque, poiché alcune scuole raccomandano l’uso di “dos” e “don’ts”.

8. Nomi collettivi

I nomi collettivi in inglese sono quelli che anche al singolare indicano una pluralità di elementi.

Esempio: non dirai mai “police is”, ma “police are”. Attenzione al contesto, però, perché alcuni nomi collettivi restano comnque singolari.

Una regola generale vera e propria non esiste, ma quella non scritta è che se il gruppo agisce come un’unità coesa, allora sarà espresso al singolare, contrariamente ai gruppi i cui elementi agiscono come individui, i cui nomi andranno espressi al plurale.

9. i.e. o e.g.?

Partiamo dal capire cosa significano: entrambi derivano dal latino, la prima espressione significa “id est”, cioè “che è”, mentre la seconda significa “exempli gratia”, ossia “per esempio”.

L’uso è diverso: il primo acronimo si usa quando si vuole chiarire il significato di ciò che si è scritto, il secondo, naturalmente, per dare un esempio.

10. Who, whom e whose

“Who” è un pronome che indica un qualsiasi essere vivente, siano essi persone o animali.

“Whom” è usato per indicare il destinatario di un’azione e anche se le nuove generazioni stanno soppiantando il “whom” con il “who”, “whom” resta comunque la forma corretta.

“Whose” indica il possesso: se devi indicare qualcosa che probabilmente appartiene a qualcuno, questa è la parola giusta che devi usare.

11. Into o in to?

L’errore nasce, in questo caso, dal fatto che “in” e “to” vengono usati moltissimo in inglese, spesso accompagnate ai verbi. “Into”, invece, viene usato quando dal contesto si intuisce un movimento.

Per usare “into” al momento giusto, chiediti se la frase indica qualche sorta di movimento. Se è così, usa “into”.

12. Lose o loose?

Vengono pronunciate in modo molto simile, ma queste due parole hanno significati diversi: la prima vuol dire “perdere”, la seconda è il contrario di “tight”, che significa “aderente”.

13. Less o fewer?

Come ben saprai, in inglese i nomi si dividono in numerabili e non numerabili. Entrambi i termini di cui sopra vengono usati per indicare una misura minore, ma mentre “less” viene usato per i nomi non numerabili”, “fewer” viene usato per i nomi numerabili.

14. Amount o number?

Per queste due parole vale lo stesso concetto di cui sopra: “amount” viene usato per i nomi non numerabili, mentre “number” viene usato per quelli numerabili.

15. Between o among?

Entrambe le parole si traducono con la preposizione “tra”/”fra”, ma quando si usa l’una o l’altra? Infatti, se in italiano la differenza tra le due è solo eufonica, in inglese hanno un significato diverso: “between” viene usata tra due  elementi , mentre si usa “among” se gli elementi sono più di due.

16. Farther o further?

Entrambi possono essere tradotti con “più lontano” e se nell’inglese britannico non c’è alcuna differenza tra i due termini, nell’inglese americano la differenza c’è eccome: il primo indica distanze fisiche, mentre il secondo distanze solo figurate.

17. Alot o a lot?

Molto semplice: “a lot” vuol dire “molto”, “alot” non esiste, è un errore grammaticale!

18. La virgola di Oxford

In italiano siamo abituati a non mettere la virgola prima della congiunzione che precede l’ultimo elemento di una lista. In inglese invece, la virgola va messa anche prima di tale congiunzione. Questa particolare convenzione, è detta virgola di Oxford.

Esistono in realtà due scuole di pensiero contrastanti sul suo utilizzo, ma è bene sapere che la stragrande maggioranza delle pubblicazioni in inglese britannico usa la virgola di Oxford, contrariamente all’inglese americano.

19. –ize o –ise?

Parole come “maximize”, “minimize”, “familiarize” possono essere scritte anche “maximise”, “minimise”, “familiarise”. Nessuna delle due forme è realmente sbagliata, ma mentre la z viene usata nell’inglese americano, la s è esclusiva dell’inglese britannico. Ma prova a non tenere conto di questa differenza e...

20. L’uso del passivo

Se in italiano l’uso del passivo è consuetudine, in inglese è indice di uno stile debole e poco chiaro. Attenzione ad abusarne, quindi, perché anche se scritto correttamente, un testo che contiene molte frasi al passivo potrebbe risultare inaccettabile.

Conclusioni

Come vedi, non ho voluto limitarmi a citare solo semplici errori grammaticali, ma ho cercato anche di darti qualche suggerimento, sottolineando le differenze tra inglese britannico e inglese americano, spesso ampiamente sottovalutate.

Vuoi aiutarmi ad ampliare questa lista? Quali sono secondo te gli errori da evitare in inglese?

Stefano Di Benedetto, assieme ad un affiatato team di collaboratori e consulenti, da oltre 32 anni lavora con entusiasmo ad un impegno ben preciso: trasformare sempre gli obiettivi dei clienti in risultati concreti!